domenica 14 settembre 2008

Acqua, Quale scegliere?

Acqua, impossibile farne a meno?

Molecola essenziale per la vita e, quantitativamente, costituente principale dell'organismo umano, l’acqua costituisce l’80 per cento del peso nel bambino, il 70 per cento nell’adulto, il 60 per cento nell’anziano. Il nostro fisico mal ne sopporta la privazione. Basti pensare che una diminuzione dell’acqua corporea del solo 2 per cento è già sufficiente per alterare la termoregolazione e influire negativamente sulle capacità fisiche di una persona; con una diminuzione del 5 per cento si manifestano crampi e vertigini mentre, se è di maggiore entità (> 7 per cento), si possono avere allucinazioni e mettere in pericolo la vita.

Se l'uomo è in grado di vivere per un tempo sufficientemente lungo senza cibo, grazie alle riserve di grasso corporeo, solo dopo due o tre giorni di mancanza d'acqua, invece, la sopravvivenza risulta seriamente compromessa.

Quanto bisogna bere?

L’attività fisica, la composizione della dieta, il clima e le condizioni generali di salute influenzano il turnover dell’acqua e quindi ne determinano il fabbisogno, che, per un adulto, è, in linea di massima, di circa 1,5-2,5 litri al giorno. Aumenti del fabbisogno si hanno in gravidanza, durante l’allattamento e in alcune condizioni patologiche (ad esempio febbre, diarrea, vomito).
Per i più piccoli, in particolare per i neonati, il fabbisogno d’acqua è ancora maggiore: la notevole velocità dei processi metabolici determina in loro un rapido ricambio idrico e la perdita di acqua per evaporazione è più elevata a causa del maggior valore del rapporto tra superficie corporea e peso rispetto all’adulto. Tutto ciò rende il piccolo particolarmente sensibile alle variazioni di composizione dei liquidi organici.

L’apporto di acqua avviene sia attraverso le bevande (circa il 50 per cento del fabbisogno giornaliero), sia attraverso i cibi (che la contengono in maggiore o minore quantità) ed una certa quota (comunque insufficiente) viene prodotta all’interno del nostro organismo durante i diversi processi chimici del metabolismo cellulare.

È infine da ricordare che, così come una carenza di acqua per l'organismo è causa di alterazioni, anche un eccessivo aumento del contenuto idrico può essere dannoso. Si parla in questi casi di iperidratazione, ossia di un aumento patologico dei liquidi biologici.
Questa situazione si può presentare, ad esempio, per ingestione di una gran quantità di liquidi in persone anziane o affette da nefropatia. Anche in alcuni disturbi alimentari come l'anoressia nervosa si può giungere ad una vera e propria intossicazione da eccessiva introduzione di acqua a causa del bere compulsivo che queste persone attuano.

Acqua come alimento?

L’acqua è un nutriente non energetico, pertanto non fa ingrassare e può essere assunta durante o fuori dei pasti, in qualsiasi momento della giornata; inoltre può contribuire all’apporto giornaliero di minerali (in particolare di calcio, fluoro e sodio) in ragione della specifica composizione chimica di ciascun tipo di acqua. Oltretutto, una regolare e adeguata assunzione di acqua può determinare un modesto senso di sazietà, se assunta fuori dei pasti, e pertanto trova un ulteriore motivo per essere consigliata qualora sia necessario adottare un regime alimentare ipocalorico.

Per essere consumata come bevanda deve avere alcune caratteristiche ritenute indispensabili. È noto infatti che acque troppo pure (ad esempio, l’acqua distillata, l’acqua piovana, la neve fusa) non sono adatte per l’alimentazione; per essere tali devono contenere disciolto un certo quantitativo di sali minerali (circa 0,5 g/l). L’acqua, inoltre, per essere assunta tranquillamente non deve contenere sostanze tossiche o microrganismi patogeni e, cosa più importante, deve risultare gradevole o per lo meno accettabile al palato di chi la beve. Quindi l’acqua è idonea all’alimentazione (è potabile) allorquando ha una mineralizzazione intorno a 0,5 g/l e non contiene indici chimici e batteriologici di contaminazione.

Il concetto di “acqua minerale” è più complesso: per questo tipo di bevande è necessario conoscere il contenuto di minerali e oligoelementi che contengono e, di conseguenza, gli effetti che possono avere.

Acque minerali, quali preferire?

Se vogliamo “andare sul sicuro” possiamo scegliere le acque oligominerali o leggermente mineralizzate, che hanno come effetto biologico essenziale quello di stimolare la diuresi. Indicate nell’alimentazione del neonato e del bambino, queste acque non essendo ricche di sali minerali possono essere bevute tranquillamente da tutti coloro che preferiscono un’acqua priva di un particolare sapore. Sono inoltre consigliate nei pazienti che hanno problemi di ipertensione arteriosa o di calcolosi, o come prevenzione in chi è familiarmente predisposto a patologie cardiovascolari.

Per quanto riguarda le acque minerali propriamente dette è bene ricordare che i sali in esse disciolti, oltre a conferire un particolare sapore, svolgono un ruolo biologico e in alcuni casi un’"azione terapeutica". In questi casi, quindi, la scelta dell’acqua non può essere fatta basandosi solo sul sapore ma è opportuno seguire il consiglio del medico in modo da ottenere gli effetti benefici.

Le acque solfate, ad esempio, hanno un’azione lievemente lassativa (soprattutto se contengono sali di magnesio), quindi possono essere impiegate in pazienti con problemi di colite spastica o epatobiliari. L’assunzione di queste acque induce un aumento dell’escrezione degli acidi biliari con le feci e una riduzione del colesterolo; possono quindi essere consigliate come terapia di supporto per le ipercolesterolemie. Sono invece da evitare nei bambini perché i solfati interferiscono con l’assorbimento del calcio.

Le acque ricche di calcio ( in cui il calcio è superiore a 150 mg/l), invece, possono essere utilizzate per soddisfare un maggiore fabbisogno di questo minerale, come in caso di gravidanza, durante la crescita e nelle donne in menopausa. Sono indicate per chi soffre di intolleranza al latte e da evitare per i soggetti predisposti a calcolosi renale.

Le acque ricche di sodio, poi, sono consigliate a chi pratica intensa attività fisica, ma poco indicate in caso di ipertensione e, ovviamente, per coloro che devono seguire una dieta iposodica.

Come leggere l'etichetta?

Orientarsi nella scelta delle numerose acque minerali presenti in commercio non è sempre facile. A tal proposito le etichette poste sui contenitori rappresentano un valido aiuto nella scelta dell'acqua minerale più idonea alle proprie esigenze. L'etichetta identifica infatti, in modo univoco, tutti gli elementi e le caratteristiche di un'acqua minerale. Non è sempre intuitivo, però, interpretare correttamente le informazioni fornite da questa sorta di "mini banca dati". Sono infatti 48 i parametri sottoposti ad analisi periodiche e molti di questi vengono riportati sulla confezione.

Il dato più rilevante è, tuttavia, il cosiddetto residuo fisso, che indica la quantità di sali minerali disciolta in acqua. In base a questo parametro le acque vengono classificate in: minimamente mineralizzate, oligominerali, minerali e ricche di sali minerali. Sull'etichetta viene anche riportata la quantità di ogni singolo minerale presente in quell'acqua. Prestando attenzione a questi valori potremo quindi scegliere l'acqua a noi più adatta.

Nessun commento:

Image and video hosting by TinyPic