martedì 4 novembre 2008

Bettini cade, 6 giorni addio

Dopo averci al mattino, rilasciato un'intervista esclusiva, nel primo pomeriggio, nel corso della 6 Giorni di Milano, brutta caduta per Bettini, la cui avventura a Milano pare finita


Cominciamo dalla brutta e stretta attualità. Caduto nel corso della sessione pomeridiana della 1a giornata di gara alla 6 Giorni di Milano, Paolo Bettini ha violentemente picchiato la testa a terra. Subito immobilizzato con un collare, il livornese è stato portato in ospedale per accertamenti. L'incidente non è grave: lo stesso Bettini ha tranquillizzato i giornalisti che sono andati a trovarlo in ospedale: sono state escluse fratture e si tratta, quindi, soltanto di una forte contusione. Della dinamica della caduta non ricorda nulla e sarà tenuto in osservazione sicuramente per tutta la notte. Probabilmente sarà dimesso domani mattina e dunque termina qui la sua 6 Giorni. Che perde così il suo protagonista più atteso.

Nella mattinata, un sorridente Bettini aveva invece atteso Eurosport nella zeriba per fare due chiacchiere, di ciclismo ma non solo. Maglia verde con sponsor Regione Lombardia, animo davvero sereno, e davvero nessun rimorso: "Sono sereno, è vero che sembra che io abbia un'altra faccia. Perché sono cambiate le mie giornate. A casa sto ancora poco, perché ho mille cose da fare. Finalmente però ho il tempo per fare cose che mi sono sempre piaciute ma che prima, causa mancanza di tempo, mi erano negate".

Proviamo a scavare un po' indietro. Gli chiediamo se la decisione del ritiro sia davvero maturata sabato 27 settembre, a 2 giorni dalla corsa iridata. Quel sabato, con quell'annuncio frettoloso in conferenza stampa, Paolo sorprese un po' tutti. "Decisi tutto, ma proprio tutto, solo sabato 27, dopo pranzo - spiega - Ci stavo pensando da tempo, poi quel giorno mi sono deciso. Ho chiamato mia moglie, le ho detto di saltare in macchina a venire verso Varese, che avrei annunciato il mio addio al ciclismo. Poi la conferenza stampa, e in 15 minuti abbiamo sistemato tutto e ci siamo tolti il pensiero".

Il futuro di Paolo Bettini. Gli è stato proposto di seguire e commentare sulla moto in corsa il Giro d'Italia: "Vero, mi è arrivata questa possibilità. Ci sto pensando. Da una parte è un'esperienza affascinante, già solo perché qualcosa di nuovo per me. Un'esperienza da fare, da un altro lato mi preoccupano i 20 giorni di fila seduto su una moto. Non ci sono abituato".

Sicuramente, Paolo Bettini non si occuperà di sindacato corridori. Pare gli avessero proposto di capeggiarlo. La risposta di Paolino è tanto chiara quanto sincera. "Assolutamente no. Non ci penso proprio a rappresentare il gruppo, visto che si tratta di un gruppo che, ancora, non vuol saperne di remare tutto dalla stessa parte. Lavorare per il sindacato è una cosa che davvero non mi tocca".

Un Bettini, schietto come è da sempre, che non se la sente di professare ottimismo sul futuro del ciclismo. "Come si fa per recuperare il terreno perduto? - chiede - Bisognerebbe cambiare registro, o meglio i corridori dovrebbero cambiare registro, pensare un po' meno all'ossessione del risultato e un po' di più a cercare di divertirsi, quando si allenano e quando sono in gara. Correre con grinta, entusiasmo, ma senza ossessioni. Non so quando ci arriveremo, la cosa più triste secondo me è accorgersi, perché è così, che il 90% degli scandali doping hanno nel corridore il vero colpevole. Io in un gruppo così non mi ci riconoscerei proprio. Non importa, ormai penso ad altro".

Adesso, l'obbligo diventa pensare ad un pronto e completo recupero.

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