Non piangeva il giorno che ha annunciato il proprio ritiro. Pavel Nedved aveva dipinto sul volto lo sguardo di chi sa di poter chiudere in grande stile, alla propria maniera. Una carriera che lo ha visto vincere tanto, quasi tutto, aspettava solo la ciliegina di una Champions League. E con la Juventus ancora in corsa si trattava di un obiettivo difficile, non impossibile. Fino alla serata di martedì, quando il sogno bianconero si è infranto e Nedved non ha potuto nemmeno lottare sino in fondo. Era pronto alla battaglia. Ma due mazzate nel giro dei primi dieci minuti lo hanno estromesso dai giochi. Allora sì che la Furia Ceca è scoppiata in lacrime. Assaporando in anticipo quello che sarebbe successo più avanti.
Si chiude così la storia tra Nedved e la Champions. Storia di un amore non corrisposto sino in fondo. Di uno scherzo del destino dopo l'altro, terminata con l'ennesima beffa, una forte contusione alla costola sinistra che verrà tenuta d'occhio attentamente nei prossimi giorni. Solo questo infortunio poteva mettere ko un combattente nato come lui. Solo una maledizione poteva costringerlo a chiudere la carriera senza il trofeo che sognava sin da bambino. Perché le lacrime di martedì sera ricordano tremendamente quelle del 14 maggio 2003. Una notte agrodolce in cui Nedved segnò il gol della tranquillità nel 3-1 inflitto al Real Madrid, la rete che portava di fatto i bianconeri alla finale di Manchester. Una partita che si chiuse però con un'ammonizione presa per un banale fallo a centrocampo, cartellino giallo che gli costò la squalifica, impedendogli di giocarsi il match contro il Milan. Nedved quella volta salutò il Delle Alpi addolcendo le proprie lacrime tra gli applausi del tifo juventino.
Questa volta è finita anche peggio. Un altro intervento a centrocampo, un colpo subito da parte di Anelka, e non c'è stato niente da fare. Un'uscita dal campo per infortunio, la resa in una battaglia nemmeno iniziata e già finita. Il destino che nessun combattente come Nedved vorrebbe mai affrontare. Perché quelli come lui possono anche perdere, ma devono almeno potersela giocare. Una maledizione, certe volte, si manifesta così. Lo sa bene un ex juventino come Fabio Cannavaro, Pallone d'Oro proprio come il ceco, che nella stessa serata vedeva nuovamente svanire il medesimo sogno di Nedved. Anche il capitano azzurro non ha mai vinto la Champions League e a 35 anni vede ulteriormente restringersi le possibilità di farcela. Per non parlare di Paolo Maldini , la bandiera milanista che verrà ammainata fra qualche mese e potrà sempre dire di aver vinto tutto. Tutto tranne il Mondiale.
Tre grandi, campioni che sono divenuti icone, miti trasversali del mondo pallonaro. Gente che ha sempre lottato e spesso ha anche vinto contro grandi avversari. Ma che non ha potuto batterne uno, la sorte che tanto ha dato loro in termini di talento e che ha voluto tenere qualcosa per sé. Così sia. Nedved se ne va tra gli applausi dalla Champions League. Una competizione in cui ha segnato 15 gol in 75 partite. Gli mancherà sempre quella più importante. Ma resterà sempre e comunque un vincente.